Principio di Legalità – Guida

Il principio di legalità viene sancito dall’art.25 della Costituzione, oltre che dagli artt. 1 e 199 del Codice Penale. Esso regola la materia delle fonti del diritto penale e si pone quale garanzia in favore di tutti i cittadini negli ordinamenti liberaldemocratici. In base alla previsione costituzionale, infatti, nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. Al secondo comma, lo stesso articolo aggiunge che nessuno può essere sottoposto a una misura di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge.

L’art.1 c.p. afferma che nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto dalla legge come reato e con pene che non siano da essa stabilite. E l’art.199 aggiunge che nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza che non siano espressamente stabilite dalla legge e fuori dai casi dalla legge stessa preveduti.

Come si può notare, il principio di legalità contemplato sul piano costituzionale fa riferimento alla necessità di previsione per legge di un reato, per fare in modo che sia possibile punire qualcuno, ma non della pena, cosa che viene considerata necessaria, invece, per il codice penale. Tuttavia, a una più attenta lettura si capisce come anche la stessa Costituzione presupponga necessariamente che nessuno possa essere sottoposto a una pena non prevista dalla legge e lo fa con la parola punito, che è colui al quale si commina una pena. Dunque, la Costituzione prevede, secondo una dottrina largamente accettata, che la punizione possa avvenire in forza di un reato previsto dalla legge e di una pena fissata dalle norme penali. Se così non fosse, il giudice avrebbe la libertà di sanzionare un cittadino sulla base di una pena che nemmeno esistere, venendo così meno proprio quelle garanzie a sua tutela, che evidentemente la Costituzione ha inteso esprimere piuttosto nettamente.

Risulta essere chiaro che ciò non significa che un giudice non abbia alcuna discrezionalità nel sanzionare un cittadino per un reato commesso, ma la pena comminata deve rientrare all’interno di un minimo e un massimo previsti dalle leggi. Così, per esempio, la violazione di una norma del codice della strada può comportare la comminazione di una sanzione pecuniaria, che varia da un minimo a un massimo.

Il principio di legalità può essere, quindi, scomposto in diversi principi fondamentali. Il primo è quello della riserva di legge in materia penale, secondo il quale nessuno può essere punito in assenza di una legge che preveda il reato. Questo in conseguenza della necessità della certezza del diritto, ovvero ognuno deve essere nelle condizioni in ogni momento di sapere se una determinata azione costituisce o meno reato, altrimenti si correrebbe il rischio di paralizzare ogni attività, per non parlare dell’arbitrarietà nell’esercizio della giustizia. In sostanza, con la riserva di legge, il cittadino viene tutelato contro i tentativi di abuso dello Stato. La riserva di legge può essere assoluta o relativa. Se si accetta la prima tesi, un reato non potrà che essere previsto da una legge e non da un atto di grado inferiore, come un regolamento. Questa tesi è largamente condivisa per la materia penale, ma esistono interpretazioni differenti, come quelle di chi sostiene che il regolamento potrebbe funzionare da mero presupposto di fatto della norma penale. Per esempio, una legge può punire chi infrange un regolamento. Secondo altri, poi, la legge può anche lasciare spazi vuoti, che saranno colmati da atti di grado inferiore, sempre che siano delimitati nella discrezionalità, essendo stati fissati paletti e criteri.

Negli ultimi tempi, sta prevalendo la tesi della riserva di legge relativa, anche da sentenze recenti della Corte Costituzionale. Il motivo di tale cambiamento di dottrina risiede nell’elevato numero di norme e decreti in materia penale, che nei fatti hanno reso quasi impossibile l’applicazione del principio di riserva assoluta, che pure sembrerebbe quello idealmente più giusto per garantire il cittadino. Del resto, se un regolamento può concorrere alla determinazione della fattispecie penale, si è concordi nel riconoscere che deve essere la legge a fissare i parametri in maniera piuttosto stringente, senza lasciare a fonti secondarie eccessiva discrezionalità.

Quanto agli altri principi, che compongono il principio di legalità, vi è la tassatività della norma penale, ovvero  questa deve individuare il reato con estrema determinatezza, al fine sempre di garantire il cittadino contro interpretazioni discrezionali del giudice, che nei fatti si tradurrebbero in una grave incertezza del diritto.

Troviamo poi il divieto di analogia. L’analogia viene intesa come quel procedimento attraverso il quale vengono disciplinati i casi che non sono espressamente previsti dalla legge. L’art 14 delle preleggi impone al nostro legislatore il divieto di applicare in via analogica le norme penali.

Infine, il principio di irretroattività della norma penale, la legge penale non può essere modo applicata ad un caso passato in cui quel dato fato non era considerato rilevante ai fini della legge. Se una norma successiva diviene più favorevole al reo, però, la si applica.

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