Il diritto di recesso è stato riconosciuto dal Codice del Consumo e risulta essere possibile esercitarlo solo con riferimento all’acquisto di beni e servizi a distanza, ovvero concluso al di fuori dei locali commerciali, tra consumatore e professionista, e in favore solamente del primo. Mai può aversi, infatti, l’esercizio del diritto di recesso da parte del professionista nei confronti del consumatore.
Per consumatore si intende colui, persona fisica o giuridica, che agisce al di fuori dell’attività d’impresa, professionale o commerciale. Risulta essere obbligo del venditore comunicare al consumatore la facoltà di avvalersi del diritto di recesso. Dunque, per intenderci, se una persona, che svolge l’attività di imprenditore edile, si collega online e compra su un sito un paio di pantaloni, egli è qualificato per esercitare eventualmente il diritto di recesso, perché l’acquisto è avvenuto per uno scopo diverso dalla sua attività imprenditoriale, essendo stato realizzato per la sua sfera personale. Al contrario, se l’acquisto fosse, poniamo, di materiale edile, trattandosi di beni acquistati in relazione all’attività d’impresa, non sussiste il diritto di recesso.
Un fatto importante è che il diritto di recesso non può essere sottoposto a limitazioni o esclusione, e il consumatore non può rinunciarvi. Non è nemmeno tenuto ad offrire al venditore una giusta causa per il suo esercizio, perché potrà restituire indietro il bene o il servizio senza offrirgli alcuna spiegazione.
Vediamo quali sono i termini per esercitare il diritto di recesso. Entro il quattordicesimo giorno successivo alla consegna della merce e sin dalla conclusione del contratto. Nel caso, poi, che il venditore non abbia adempiuto all’obbligo di informare il cliente del diritto di avvalersi nei tempi dati del recesso, questi ultimi vengono ampliati a 60 giorni per i casi di cessioni di beni, a 90 giorni per i casi di prestazione di servizi. Il termine decorre nel primo caso dal giorno di ricevimento della merce, nel secondo dalla data di conclusione del contratto.
Vediamo come si esercita il diritto di recesso. Con l’invio entro il termine dei 14 giorni di una comunicazione scritta alla sede del professionista, attraverso una lettera raccomandata con avviso di ricevimento, o in alternativa tramite posta elettronica o fax, a condizione che sia confermata con lettera raccomandata con avviso di ricevimento entro le successive 48 ore.
Quanto ai dati da indicare nella raccomandata, è necessario che compaiono quelli personali, quelli relativi all’ordine, la comunicazione dell’intenzione di recedere dal contratto e l’intimazione di restituire il prezzo pagato entro i successivi 30 giorni.
Qualora ciò sia contemplato nel contratto, il consumatore può anche limitarsi ad esercitare il diritto di recesso con il solo invio della merce acquistata, non anche della relativa comunicazione.
In sostanza, il diritto di recesso o di ripensamento, altro non è che la facoltà assegnata al consumatore di restituire la merce o di non dare seguito alla prestazione del servizio, dopo la stipulazione del contratto, ove questa sia avvenuta a distanza, ovvero al di fuori dei locali commerciali. Questa materia è diventata di estremo interesse con la diffusione di internet, anche se era già piuttosto sentita anche prima. Si pensi, infatti, a chi ritira merce attraverso una rivista o effettua un acquisto online. Non ha certo la possibilità di verificare con mano la bontà del prodotto o del servizio acquistato, a differenza di quanto non avvenga recandosi direttamente in un negozio.
Pertanto, è giusto che abbia la facoltà, una volta ricevuta la merce, di ripensarci, in quanto solo in quel momento realizzerà se il bene acquistato possegga le caratteristiche desiderate o se si discosta da quanto pubblicizzato.
L’esercizio del diritto di recesso è escluso, relativamente ai contratti conclusi al di fuori dei locali commerciali, nei casi di prestazioni già eseguite, di costruzione, vendita e locazione di beni immobili, di fornitura di prodotti alimentari o di uso domestico corrente consegnati con scadenza regolare; di assicurazione e di strumenti finanziari. Con riferimento, invece, ai contratti a distanza l’esercizio non è possibile per i casi di prodotti alimentari o di uso domestico corrente consegnati con scadenza regolare, servizi relativi all’alloggio, ai trasporti, alla ristorazione, al tempo libero, quando è prevista una data o un periodo determinato per la fornitura.
Salvo diverso accordo, le parti possono escludere il diritto di recesso anche nei seguenti casi, servizi, che prima della scadenza del termine per il recesso, siano già stati eseguiti con il consenso del consumatore, beni e servizi, il cui prezzo è legato a fluttuazioni dei tassi del mercato finanziario, non controllabili dal venditore, beni confezionati su misura o personalizzati, prodotti audio video o programmi sigillati, che siano stati aperti dal consumatore, giornali, riviste e periodici, servizi di scommesse e lotterie.
Nel caso in cui il recesso sia già stato effettuato, quando la merce è già stata consegnata, il consumatore è tenuto a restituirla al venditore, secondo le modalità previste dal contratto. Le spese per la riconsegna sono a carico del consumatore, salvo che il contratto non preveda diversamente. Il termine per la restituzione non può, però, essere inferiore ai 10 giorni lavorativi. Il venditore deve restituire il prezzo pagato dal consumatore entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione del recesso.
Qualora si tratti di vendita di beni, la restituzione deve avvenire nel rispetto dell’integrità della merce. A tale proposito, è sufficiente che il bene oggetto di recesso versi in uno stato di normale conservazione, essendo stato custodito ed eventualmente anche usato con l’ordinaria diligenza.
Qualora l’acquisto sia avvenuto da parte del consumatore con il sostegno di un professionista o di un terzo, l’esercizio del diritto di recesso risolve automaticamente anche il contratto di concessione del credito. Nemmeno in questo caso potrà essere addebitata alcuna penale a carico del consumatore, né alcun obbligo conseguente. Si tenga presente che l’obbligo di avvisare il terzo dell’avvenuto recesso ricade sul professionista, non sul consumatore.
Con riferimento ai contratti di multiproprietà, il diritto di recesso può esercitarsi nel termine ordinario dei 14 giorni, senza alcuna penalità, ad eccezione delle spese relative alla conclusione del contratto.
Anche se firmati al di fuori dei locali commerciali o a distanza, i contratti di locazione non rientrano nella disciplina del Codice del Consumo, per cui non sono oggetto di diritto di recesso. Lo stesso vale per la locazione turistica, ovvero per l’affitto di locali, come appartamenti, roulotte, bungalow, stanze di albergo o residence. Fanno eccezione i pacchetti viaggio, per i quali il Codice del Turismo fa riferimento alle norme del recesso contenute nel Codice del Consumo, qualora i contratti siano sottoscritti da consumatori. Per i pacchetti turistici, il termine per il ripensamento è sempre di 14 giorni dalla sottoscrizione, a patto che il contratto sia stato stipulato a distanza o fuori dai locali commerciali.
Particolare è la disciplina del credito al consumo, che ammette il diritto di recesso entro il termine dei 14 giorni, indipendentemente dal luogo di sottoscrizione del contratto. Poniamo di avere contratto un finanziamento per l’acquisto di un elettrodomestico e che entrambi siano stati stipulati presso la sede del rivenditore. Per quanto sopra spiegato, il diritto di recesso sarebbe possibile per il credito al consumo, ma non esercitabile a proposito del bene acquistato, essendo il relativo contratto stato stipulato presso la sede del rivenditore, quindi, all’interno del locale commerciale.